Reazione terapeutica negativa
In linea con il crescente interesse per il tema dell'aggressività nelle gravi forme di psicopatologia, partendo da Freud (dal 1920 in -Al di là del principio del piacere- in cui inizia a concettualizzare la pulsione di morte) fino a Kernberg, numerosi sono i contributi psicoanalitici che indagano il fenomeno clinico della -reazione terapeutica negativa-, attraverso un progredire di studi clinici che non si contrappongono l'uno all'altro, quanto piuttosto si sovrappongono presentando più punti di convergenza che dissonanze. Soprattutto c'è unanime accordo sull'esistenza di questo fenomeno che nella clinica si esprime in una reazione regressiva al progresso della terapia, in un peggioramento del paziente da non intendere come una mera regressione insita nella dialettica di progresso e regresso che caratterizza ogni processo di analisi, ma quando si è registrato un avanzamento nel trattamento, quando si è realizzato qualcosa di buono, quando c'è un risultato positivo. Il paziente riconosce l'efficacia di un intervento del terapeuta (interpretazione) o di uno stato di miglioramento, ma l'effetto di questo riconoscimento è una regressione attraverso un attacco a ciò che di buono (insight) ha recepito e ricevuto. Il verificarsi di questo inconscio godimento di non progredire, di restare nella malattia, ha condotto tutti gli studi clinici ad orientarsi verso la stretta relazione tra questa forma di strategia egoica e l'aggressività presente nelle differenti psicopatologie.
La -reazione terapeutica negativa- entra a far parte delle teorie psicoanalitiche nel 1922, quando Freud la espone nel capitolo V del -IO e l'ES-, all'interno della teoria strutturale sistematizzata in quel momento, attribuendone l'origine nel senso di colpa che opera sulla base di un'azione superegoica severa, sadica, che non può riconoscere il diritto al miglioramento nella terapia. Appena l'anno dopo Freud già convinto dell'esistenza di una pulsione di morte, orienta la sua concettualizzazione verso il masochismo morale (dell'Io), operando una distinzione tra senso di colpa e bisogno di punizione, tra un Super-io severo e un Io masochista che si difende dal senso di colpa attraverso la punizione.
La -reazione terapeutica negativa- è quindi intesa da Freud come un Io masochista che attraverso il bisogno di punizione continua a sfruttare le formazioni sintomatiche fungendo da barriera alla loro risoluzione; quest'ultima concettualizzazione del masochismo primario, in aggiunta a evidenze cliniche derivanti dal lavoro con i pazienti che informano sulla posizione negativa verso l'analista, il narcisismo, il guadagno secondario di malattia, inducono Freud a ritenere la -reazione terapeutica negativa- sempre più una espressione della pulsione di morte.
Gli studi successivi a Freud spostano lo sguardo teorico clinico dalle dinamiche del senso di colpa e del Super-Io e si concentrano maggiormente verso l'origine pulsionale dell'aggressività; tra i più significativi quelli di: Karen Horney (1936) che riscontra l'alta frequenza di reazioni terapeutiche negative in trattamenti con individui in cui predominano il narcisismo e i caratteri sadomasochistici; Joan Riviere (1936) che reputa la reazione terapeutica negativa una forma di controllo onnipotente per evitare l'irrompere di sentimenti depressivi (difesa maniacale), Melanie Klein (1957) che considera l'invidia e le difese contro di essa elementi centrali nella dinamica della reazione terapeutica negativa (attacco invidioso).
O. Kernberg parla della reazione terapeutica negativa quando, da una prospettiva clinica, illustra il concetto della pulsione di morte (2009), e la concepisce un fenomeno che, insieme alle sindromi sadico-masochistiche, alla coazione a ripetere, al suicidio, riflette l'autodistruttività come sistema motivazionale operante. Da questa ottica, che considera le gravi forme di autodistruttività come sistema motivazionale, Kernberg esplora il concetto della pulsione di morte, non ritenendola, differentemente da Freud, una pulsione primaria, innata, ma uno sviluppo patologico dell'aggressività che diventa il principale se non unico sistema motivazionale operante, molto grave in quanto organizzato in modo che anche gli impulsi libidici sono sotto il dominio dell'aggressività.
In relazione alla -reazione terapeutica negativa- O. Kernberg distingue una forma più lieve che origina dai sentimenti di colpa inconsci, come postulato nella prima teorizzazione freudiana, e una forma più grave generata dall'invidia inconscia verso il terapeuta presente nei pazienti narcisisti. Ne illustra una forma ancora più grave in cui l'auto-distruttività derivata da un’identificazione inconscia con un oggetto totalmente sadico alimenta la percezione nell'individuo che l'unica vera relazione è possibile solo con un oggetto che arriverà a distruggerlo. L'auto-distruttività non è infatti intesa da Kerberg come solo l'attacco al sè, ma soprattutto attraverso la distruzione dell'altro.
Concludendo, la comprensione di Kernberg della reazione terapeutica negativa in forme più o meno gravi, apre alcune considerazioni in merito ad un fenomeno clinico che riguarda pazienti con patologia a differenti livelli di gravità a seconda del livello di infusione dell'aggressività come sistema motivazionale operante. Kernberg non rinnega infatti la teorizzazione freudiana della colpa e del masochismo morale a fondamento della -reazione terapeutica negativa-, ma la circoscrive e la utilizza per la comprensione clinico-terapeutica di pazienti più organizzati che hanno raggiunto un transfert depressivo in cui, sotto l'influenza dei sensi di colpa correlati al riconoscimento dell'origine interna dell'aggressività riescono ad elaborare e integrare le proprie tendenze aggressive. Differentemente, i pazienti con un livello di funzionamento più basso in cui l'aggressività è il dominante o il solo sistema motivazionale operante, sviluppano transfert più primitivi in cui l'aggressività generata dall'invidia inconscia è rivolta a ignorare o distruggere tutto quello che l'analista fornisce come aiuto. Naturalmente, a tutto ciò, ne conseguono differenti implicazioni per il trattamento.
dott.ssa Maria Beatrice Cassani
Bibliografia:
- Freud S. Al di là del principio del piacere Opere 1917-1923 Boringhieri 1967
- Freud S. Analisi terminabile e interminabile Opere 1930-1938 Boringhieri 1967
- Kernberg O.F. (2009) The concept of the death drive: a clinical perspective. International Journal of Psychoanalysis
- R.H. Erchegoyen I fondamenti della tecnica psicoanalitica Astrolabio 1986
- Glover La tecnica della psicoanalisi Astrolabio, 1971
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