Il sentimento cronico di vuoto nel disturbo borderline di personalità
Il senso di vuoto ha a lungo interessato coloro che studiano la condizione umana sia come esperienza soggettiva normale, che come vissuto descritto in una varietà di contesti psicopatologici, tra cui la depressione (Horney, 1952), Il narcisismo (Kohut, 1977) e nella schizofrenia (Zandersen & Parnas, 2019), ma la sua definizione e la sua associazione con disturbi specifici, nonché e il suo possibile ruolo nelle tassonomie dimensionali dei disturbi di personalità è ancora poco compreso.
La concettualizzazione più importante e significativa della sensazione cronica di vuoto è avvenuta nell’ambito del disturbo di personalità borderline, ma diversi ricercatori hanno descritto in primo luogo le difficoltà nel valutare la presenza del vuoto come vissuto nei loro campioni clinici sottolineando che gli intervistati, pur utilizzando interviste strutturate ben riconosciute, spesso apparivano confusi e incerti circa il significato del termine e chiedevano ulteriori chiarimenti sulle domande a loro rivolte (Klonsky, 2008). Inoltre, il senso di vuoto è associato anche a molti altri stati d’animo simili e delineato in modo diverso nella letteratura (Peteet, 2011).
E’ più frequente quindi che i clinici, per fare una diagnosi di BPD, si basino su altre caratteristiche che ritengono siano più rappresentative del disturbo, quali il comportamento autolesionistico, l’impulsività e l’instabilità affettiva.
Un sintomo come il vissuto cronico di vuoto può non trasmettere la stessa urgenza di altri sintomi, ma studi recenti hanno sostenuto la sua validità come criterio diagnostico che potrebbe fornire una migliore possibilità di distinguere tra BPD e altre psicopatologie con presentazioni sintomatologiche sovrapponibili.
Una definizione del concetto sulla base delle sue caratteristiche principali ha indicato uno stato emotivo complesso e negativo che include l'assenza dalla propria vita, la profonda solitudine e l’inappagamento cronico. Questi marcatori centrali del vuoto soggettivo includono un profondo distacco a livello intrapersonale, interpersonale ed esistenziale dell'esperienza (Price et al., 2020).
Una revisione della letteratura empirica su questo argomento (Miller, 2020) suggerisce che la sensazione di vuoto è spesso vissuta prima di impegnarsi in comportamenti autolesionistici e suicidari, mentre altre ricerche suggeriscono che ci sono differenze di genere con un aumento statisticamente significativo del vissuto di vuoto nelle donne, anche se il vuoto infantile e adolescenziale può essere un sintomo sentinella nello sviluppo del BPD nel ragazzo adolescente (Goodman, 2013; J.A. Martin, K.N. Levy, 2021)
La letteratura psicodinamica ha suggerito che la sensazione cronica di vuoto è un’esperienza comune nelle persone che soffrono di problemi legati all’identità.
Uno studio recente, coerentemente con la teoria psicodinamica, ha dimostrato che la sensazione cronica di vuoto e il disturbo dell'identità dimostrano una relazione più forte tra loro che con altri marcatori del disturbo borderline di personalità (Martin, K.N. Levy, 2021). Si ritiene che gli individui con BPD sperimentino il senso di vuoto in risposta alle varie instabilità presenti nella loro vita, come l'instabilità nel vissuto di sé, nell'umore, nelle relazioni interpersonali e nel comportamento.
Le difficoltà in questi ambiti rendono quasi impossibile sperimentare un senso di appagamento e confort nella propria vita quotidiana; Levy S.T. (1984) descrive questo in modo più dettagliato, affermando che "le convinzioni, l'entusiasmo e la relazione con gli altri sembrano tutti persi e sostituiti da una sensazione di morte, noia e superficialità” (p.388), evidenziando il disagio risultante da queste instabilità.
Kernberg (1978) ha descritto come una rappresentazione di sé e degli altri integrata sostenga un senso di continuità nel tempo e di appartenenza a una rete di relazioni umane che rendono la vita significativa; mentre le manifestazioni psicologiche definite in termini di diffusione dell'identità si esprimono al contrario in rappresentazioni del sé e degli altri scisse e non integrate. Questa mancanza di integrazione è vista come difensiva e ha come conseguenza un distacco dalla realtà e una disconnessione dal sé. Il vuoto si svilupperebbe quindi come un meccanismo difensivo per affrontare i fallimenti percepiti, sia nelle proprie azioni che da coloro che circondano il paziente, permettendogli di creare una maggiore distanza psichica dalle delusioni ma a costo di compromettere il senso della sua identità.
Questa disconnessione può successivamente indurre una sensazione di vuoto e un comportamento impulsivo che aiuta a riconnettersi con sé stessi, o una risposta più passiva che dividerebbe il sé dalla vita quotidiana, limitandone la potenziale realizzazione. Il risultato è un vissuto meno ricco e sfumato di sé, l'incapacità di evocare rappresentazioni di sé quando necessario e l'esperienza di sentirsi vuoti e aridi.
Monica Rabaglia
- O. Kernberg: Symposium on Emptiness (New York, 1974): Trad. It. Sindromi marginali e narcisismo patologico, Boringhieri, Torino 1978.
- S. T. Levy (1984): Psychoanalytic perspectives on emptiness. Journal of the American Psychoanalytic association.
- J. A. Martin, K.N. Levy (2021): Chronic feelings of emptiness in a large undergraduate sample: Starting to fill the void. In: Personal. Ment. Health.
- Klonsky (2008): What is emptiness? Clarifying the 7th criterion for borderline personality disorder. In: Journal of Personality Disorder.
- J.R. Peteet (2011): Approaching emptiness: subjective, objective and existential dimensions. In: J. Relig. Health.
- A.L. Price, H.I. Mahler, C.J. Hopwood (2020). Subjective Emptiness: A Clinically Significant Trans-diagnostic Psychopathology Construct.