Fiducia e interpretazioni di transfert nella personalità borderline
La capacità di determinare con precisione chi è degno di fiducia - e, di fronte a nuove informazioni, modificare i giudizi sull'affidabilità altrui in modo accurato e flessibile - è fondamentale per navigare in sistemi sociali imprevedibili e dinamici. Gli individui con disturbo borderline di personalità (BPD) mostrano estrema angoscia e confusione nelle relazioni e mettono in atto comportamenti che indicano difficoltà nella valutazione dell'affidabilità degli altri. Diversi studi hanno dimostrato che le difficoltà nel processamento delle informazioni sociali sono collegate ai sintomi e ai tratti del BPD (per una revisione della letteratura si rimanda, ad esempio, a Herpertz & Bertsch, 2014). Ci sono due ragioni principali per porre attenzione all’elaborazione della fiducia negli individui con BPD. In primo luogo, le difficoltà interpersonali nel BPD spesso scatenano comportamenti ad alto rischio (ad esempio, comportamenti autolesivi). In secondo luogo, molti sintomi del BPD (ad es. aggressività auto- ed etero-diretta, instabilità emotiva) si verificano principalmente nel contesto di relazioni interpersonali turbolente.
Gli studi sperimentali sui processi legati alla fiducia nel BPD documentano una serie di problemi, inclusa una minore valutazione dell'affidabilità degli altri, minori comportamenti cooperativi, difficoltà nell'aggiornamento delle valutazioni e nell'apprendimento accurato dell'affidabilità degli altri e instabilità nella valutazione dell’affidabilità altrui (per una revisione si rimanda a Poggi, Preti & Richetin, 2019). A partire da una rassegna della letteratura sperimentale al riguardo e considerando le caratteristiche cliniche del BPD, abbiamo elaborato un modello teorico-clinico che considera le diverse fasi dei processi implicati nell’attribuzione di fiducia nel BPD.
In primo luogo, consideriamo gli antecedenti distali e prossimali dell'attribuzione di fiducia, ovvero i fattori che aiutano a costruire e supportare la valutazione dell'affidabilità degli altri. Considerando gli antecedenti distali, nello sviluppo tipico, i bambini sperimentano un comportamento fiducioso e sintonizzato da parte dei loro caregiver, il che implica che il caregiver generalmente non viola le aspettative di fiducia. La teoria dell'attaccamento postula che tali esperienze favorevoli pongano le basi per modelli operativi interni positivi della relazione del bambino con gli altri che in seguito portano a un'accurata valutazione dell'affidabilità degli altri. Nell'ambito della mentalizzazione, l'attività mentale immaginativa che ci permette di percepire e interpretare il comportamento umano in termini di stati mentali intenzionali si sviluppa durante la prima infanzia. La fiducia epistemica (la capacità di valutare le informazioni in entrata dal mondo sociale come accurate e affidabili) è facilitata da esperienze positive di caregiving. Al contrario, quando i bambini affrontano esperienze traumatiche o negative con i caregiver primari questa capacità fatica a svilupparsi. Pertanto, l'instaurarsi di una sfiducia epistemica nell'infanzia (l'attribuzione errata delle intenzioni altrui e l'assunzione di motivi malevoli dietro le azioni di un'altra persona) può contribuire allo sviluppo della patologia della personalità in generale - e del BPD in particolare. Il nostro modello considera poi tre categorie di antecedenti prossimali. In primo luogo, consideriamo le convinzioni e le disposizioni precedenti: lo sviluppo, il mantenimento e l'attivazione di precedenti convinzioni disfunzionali sull'inaffidabilità degli altri costituiscono una plausibile causa prossimale di compromissione della fiducia nella popolazione con BPD. Il secondo antecedente prossimale considerato nel nostro modello è la percezione della situazione: la compromissione della fiducia può derivare dall'interazione tra caratteristiche disfunzionali della personalità, convinzioni disfunzionali, disposizioni e contesti sociali modulanti. L'ultimo antecedente della valutazione della fiducia nel nostro modello è legato allo stato emotivo nel qui e ora, che può interferire con l’attribuzione di fiducia: le emozioni negative possono comportare una tendenza a valutare gli altri come meno affidabili. In questo senso, il modello psicodinamico della teoria delle relazioni oggettuali insiste sul ruolo critico delle emozioni positive e negative nell’attribuzione di fiducia (ad esempio, per quel che riguarda lo sviluppo di transfert paranoidi).
La seconda fase del modello riguarda la valutazione della fiducia in tempo reale e i processi decisionale in contesti sociali (ad esempio, la decisione di cooperare). La valutazione dell'affidabilità degli altri è un giudizio così rilevante per gli scambi interpersonali che le persone, in media, effettuano valutazioni iniziali di fiducia degli altri sulla base della morfologia del viso dopo soli 100 millisecondi. Rispetto ai comportamenti cooperativi, i ricercatori hanno spesso utilizzato le procedure della teoria dei giochi per indagare le manifestazioni comportamentali della fiducia in condizioni sperimentali controllate
Infine, il nostro modello considera il processo iterativo di aggiornamento delle valutazioni di affidabilità in base a nuove interazioni, ovvero il processo di apprendimento della fiducia. Una manifestazione dei processi di apprendimento della fiducia di successo è il verificarsi di aggiornamenti adattativi nella valutazione dell'affidabilità degli altri a causa dell'esposizione a interazioni interpersonali rilevanti per la fiducia. Al contrario, la rigidità e l'inflessibilità nella valutazione dell'affidabilità possono segnalare un fallimento nei processi di apprendimento della fiducia.
Considerare le difficoltà di attribuzione di fiducia dei pazienti con BPD può condurre a una valutazione clinica più accurata. Inoltre, il trattamento clinico può essere adattato in base alle specifiche difficoltà individuali nell'elaborazione della fiducia. Un’area clinica in cui le difficoltà di fiducia giocano un ruolo certamente rilevante è quella della compliance al trattamento e del drop-out. La compromissione dei processi di fiducia probabilmente influenza la scarsa compliance farmacologica dei pazienti con BPD e le cicliche difficoltà di ingaggio nella psicoterapia.
Nella Psicoterapia focalizzata sul transfert (TFP) la teoria clinica sottolinea che i transfert paranoidi (angosce persecutorie nei confronti del terapeuta) dominano solitamente le prime fasi della terapia. Secondo la teoria delle relazioni oggettuali della patologia della personalità, queste manifestazioni sono espressione dell'uso massiccio delle difese scissionali che implicano rappresentazioni di sé e dell’altro del tipo "tutto buono" - "tutto cattivo". Gli interventi interpretativi nella TFP mirano a integrare tali rappresentazioni estreme positive e negative dell'oggetto (e del sé) in un'immagine più realistica, che includa sia gli aspetti positivi che quelli negativi. A tal fine, è necessario riconoscere gli elementi sia positivi che negativi del mondo interno dei pazienti proiettati nel terapeuta sin dalle prime fasi della terapia. In altre parole, la TFP mira a integrare rappresentazioni mentali polarizzate negative ("persecutore/inaffidabile") e positive (idealizzate) di sé e degli altri. In questo senso, il nucleo della personalità borderline si fonda sul presupposto che l’altro finirà per tradire, trascurare o ferire il paziente (posizione schizo-paranoide). Uno degli obiettivi primari della TFP nella fase iniziale del trattamento consiste nel tollerare ed esplorare le paure paranoiche che il paziente può avere nei confronti del terapeuta (timore che il terapeuta sia indifferente e/o motivato a fare del male o trascurare il paziente). Attraverso l'esplorazione di queste polarizzazioni nel transfert e nelle altre relazioni, la TFP mira a promuovere rappresentazioni di sé e degli altri più realistiche e meno polarizzate. Il processo interpretativo fa dunque emergere alla consapevolezza queste rappresentazioni sé-altro; allo stesso tempo, il comportamento del terapeuta contrasta con le aspettative negative del paziente, consentendo una potenziale riformulazione delle rappresentazioni del sé in relazione affettiva con l’altro – prima all'interno di una relazione terapeutica affidabile, e poi generalizzata alle relazioni nella vita quotidiana del paziente. Questo dovrebbe portare a relazioni più positive e soddisfacenti con gli altri significativi (e al raggiungimento della posizione depressiva), a un’identità più coesa e integrata, a un miglior funzionamento lavorativo e a una riduzione generale dei sintomi.
Prof. Emanuele Preti